Pensione di vecchiaia 2025: le variabili da considerare che modificano l’assegno mensile

Cambiamenti in arrivo sul fronte previdenziale per il 2025: attenzione a scegliere bene di quale misura fruire in modo da non avere brutte sorprese.

La legge di Bilancio 2025 è sempre più vicina e tutti ci stiamo chiedendo, con una certa ansia, cosa cambierà per quel che riguarda le pensioni. I dubbi principali riguardano le misure di pensione anticipata in quanto, sul fronte degli aumenti e della rivalutazione, è già stato comunicato che le novità saranno poco più che irrisorie.

anziani seduti sui soldi
Pensione di vecchiaia 2025: le variabili da considerare che modificano l’assegno mensile/Francescolive.it

Le pensioni minime – a meno di svolte improvvise dell’ultimo minuto- il prossimo anno aumenteranno di circa 7 euro al mese e la rivalutazione annua degli assegni dovrebbe aggirarsi intorno all’1,6-1,8% contro il 5,4% del 2024 e l’8,1% del 2023. Ma del resto si sapeva che con circa 20 miliardi di euro a disposizione per l’intera Manovra, soddisfare tutti sarebbe stato impossibile.

Nel 2025 ci saranno diverse possibilità di uscita dal lavoro. Come sempre è fondamentale scegliere con cura in quanto, quando si parla di pensioni, le brutte sorprese sull’assegno possono essere davvero dietro all’angolo ad aspettarci. In particolare bisogna tenere conto di variabili che possono modificare l’importo dell’assegno Inps.

Pensioni 2025: ecco le variabili che possono cambiare tutto

Il 2025 è quasi alle porte e con esso la nuova legge di Bilancio. Siamo tutti preoccupati sul fronte delle pensioni che è sempre il terreno più problematico da gestire per qualunque Governo. La legge Fornero ci terrà compagnia almeno per un altro anno ma ci saranno varianti che potrebbero modificare tutto.

donna al computer
Pensioni 2025: ecco le variabili che possono cambiare tutto/Francescolive.it

Anche nel 2025 per accedere alla pensione di vecchiaia sarà necessario avere almeno 67 anni e 20 anni di contributi. Dunque, per ora, non possiamo ancora dire addio alla legge Fornero in quanto le casse dello Stato non ce lo consentono e il crollo delle nascite che continua a colpire l’Italia rende ancor più problematica la situazione previdenziale.

Tuttavia bisogna tenere conto di alcune varianti. In primis è importante l’anno in cui si è iniziato a lavorare e, quindi, a versare i contributi. Infatti, in alcuni casi, pur avendo 67 anni e 20 anni di contribuzione l’Inps potrebbe respingere la domanda di pensionamento. Infatti chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996 in avanti – i lavoratori “contributivi puri” – per andare in pensione a 67 anni e con solo 20 anni di contributi devono aver maturato un assegno pari almeno all’importo dell’assegno sociale. Diversamente dovranno continuare a lavorare.

Non è questa l’unica variabile da tenere in considerazione. Le donne con figli, dal prossimo anno, potranno accedere alla pensione con quasi 2 anni di anticipo. Infatti il Governo Meloni ha introdotto uno sconto anagrafico di addirittura 16 mesi per le lavoratrici con almeno 4 figli che, quindi, potranno uscire dal lavoro a solo 65 anni e 8 mesi sempre con 20 anni di contributi.

L’ultima variabile da considerare è il tipo di mansione che si svolge. Chi svolge mansioni usuranti, infatti, avrà diritto al pensionamento a 66 anni e 7 mesi anziché a 67 anni ma, in questo caso, non basteranno 20 anni di contributi: ne serviranno almeno 30.

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