Fino a 2.000 euro per i lavoratori in difficoltà: di cosa si tratta, a chi spetta e come richiederlo

I lavoratori in difficoltà hanno la possibilità di ottenere fino a 2mila euro: ecco a chi spettano e come presentare domanda.

Poter contare su un supporto economico che sia di aiuto nella gestione delle spese quotidiane è sicuramente utile. Negli ultimi tempi per far fronte al caro vita, con un aumento generale dei prezzi, lo Stato ha introdotto diverse misure rivolte ai cittadini. Tra queste, spicca un incentivo che può raggiungere i 2mila euro destinato ai lavoratori in difficoltà: scopriamo di che cosa si tratta, chi può riceverlo e in che modo richiederlo.

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Fino a 2.000 euro per i lavoratori in difficoltà: di cosa si tratta, a chi spetta e come richiederlo – francescolive.it

Ebbene sì: è possibile ottenere un bonus fino a 2mila euro. Si tratta di un’agevolazione introdotta per venire incontro alle esigenze dei cittadini, i quali si ritrovano ogni giorno costretti a dover fare i conti con le conseguenze dell’inflazione. L’incentivo è dedicato, in particolare, a chi è maggiormente in difficoltà e per poterne beneficiare è necessario rispettare determinati requisiti.

Tutto sul bonus da 2.000 euro per i lavoratori: in cosa consiste e quali sono i requisiti necessari

Il bonus in questione è riservato ai lavoratori che hanno uno o più figli fiscalmente a carico (anche nel caso in cui siano affidati o adottati). Nello specifico, possono presentare domanda i dipendenti del settore privato. Sono coinvolti anche coloro che percepiscono un reddito da lavoro assimilato a quello da lavoro dipendente. Tale categoria comprende gli amministratori, i lavoratori autonomi occasionali, i collaboratori Co.Co.Co e così via, ad eccezione dei dipendenti statali (in quanto pubblici).

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Tutto sul bonus da 2.000 euro per i lavoratori: in cosa consiste e quali sono i requisiti necessari – francescolive.it

Rilanciata nel 2023 e confermata anche quest’anno, l’agevolazione consiste nell’erogazione di 2mila euro sotto forma di fringe benefit. Ciò significa che non si tratta di un incentivo in denaro che viene sommato allo stipendio. Stiamo parlando di un “servizio” (o rimborso) per i lavoratori elargito nell’intento di soddisfare le loro esigenze.

I fringe benefit – ossia “benefici secondari” – rappresentano infatti un supporto di natura accessoria per il dipendente. Dato che non si aggiungono allo stipendio, e dunque non rientrano nel reddito imponibile, non sono tassabili né tantomeno soggetti a contribuzione. Questi comprendono le auto e i cellulari aziendali, i buoni pasto, i prestiti agevolati, le borse di studio e i corsi che vengono messi a disposizione dei lavoratori. Rientrano tra i fringe benefit anche i pagamenti dell’affitto, delle bollette e degli interessi del mutuo.

Ma come fare per poter ottenere i 2mila euro? I dipendenti interessati dovranno rivolgersi al proprio datore di lavoro (al quale spetta l’erogazione del bonus), spiegando di averne diritto e fornendo il codice fiscale dei figli a carico. L’incentivo è stato confermato anche per il 2025: i requisiti e le modalità di accesso saranno le stesse, ma è prevista un’importante novità. Verrà introdotta, infatti, una maggiorazione della cifra per i nuovi assunti che sposteranno la residenza ad oltre 100 km dalla sede di lavoro.

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