La pensione di reversibilità è riconosciuta al coniuge superstite, anche se separato legalmente e ai figli, ma se non si fa attenzione si riceve un importo ridotto.
La pensione di reversibilità è una prestazione economica che viene erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un pensionato o un lavoratore defunto. L’importo dipende dai contributi versati dal defunto nella vita lavorativa.
L’importo è calcolato dall’INPS in base alla documentazione che il familiare superstite presenta al momento della richiesta. Inoltre, i titolari della pensione di reversibilità possono anche lavorare con una partita IVA in regime forfettario, ma spesso si commette un errore poco conosciuto che fa perdere il beneficio.
Il contribuente con partita IVA in regime forfettario non può utilizzare la flat tax se ha maturato redditi di lavoro dipendente o redditi da pensione superiore a 30.000 euro, nell’anno precedente. Il calcolo della soglia da non superare si effettua anno per anno.
La pensione di reversibilità non pregiudica l’attività lavorativa in regime di partita IVA forfettaria, a condizione che il reddito della pensione non superi la soglia annuale pari a 30.000 euro. Se si supera tale limite si configura la causa di incompatibilità prevista dalla legge 190/2014 al comma 57.
La legge precisa che la soglia dei 30.000 euro si riferisce esclusivamente al reddito di pensione o lavoro e non ai redditi provenienti dall’attività di lavoro con partita Iva in regime di vantaggio. Pertanto, se la pensione di reversibilità produce un reddito annuale inferiore a 30.000 euro, il contribuente può applicare il regime forfettario senza limitazioni (a chiarire tale aspetto anche una risposta dell’Agenzia delle Entrate a un interpello, n. 311 del 3 maggio 2023).
Ma c’è una aspetto a cui non si pensa e poi è troppo tardi per rimediare, si tratta dell’impatto che il reddito dell’attività con partita IVA ha sulla pensione di reversibilità. Nello specifico, il trattamento pensionistico ai superstiti si riduce con il superamento di determinate soglie di reddito maturate dal contribuente. I tagli vanno dal 20% al 50% in base ai seguenti limiti reddituali:
Riassumendo, la pensione di reversibilità si riduce, in base alle percentuali sopra indicate, in base alle soglie di reddito personale, derivante da lavoro o anche da altre prestazioni previdenziali.
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