Bonus di 100 euro in busta paga, il datore di lavoro lo può negare ma non perdi i soldi se fai questo

Il trattamento integrativo (chiamato anche Bonus di 100 euro) è riconosciuto in busta paga a chi soddisfa determinati requisiti.

La risposta è positiva in quanto il datore di lavoro funge da sostituto di imposta ed è legittimato a non concedere il trattamento integrativo IRPEF.

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Bonus di 100 euro in busta paga, il datore di lavoro lo può negare ma non perdi i soldi se fai questo – Francescolive.it

Il mancato pagamento del bonus di 100 euro in busta paga deve essere motivato dal datore, da considerare che i soldi si possono recuperare fuori dalla busta paga.

Bonus di 100 euro in busta paga: il datore di lavoro può negarlo

Come sopra menzionato il datore di lavoro funge da sostituto d’imposta e può non concedere il bonus di 100 euro in busta paga ai dipendenti che non presentano i requisiti che danno diritto al trattamento.

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Bonus di 100 euro in busta paga: il datore di lavoro può negarlo – Francescolive.it

Il trattamento integrativo (ex Bonus Renzi di 80 euro) attualmente è arrivato a un massimo di 100 euro mensili lordi esentasse, è riconosciuto direttamente nella busta paga dei lavoratori dipendenti che hanno un reddito complessivo annuo tra 8.174 euro e 28.000 euro, così ripartito:

  • il bonus si percepisce in misura piena (100 euro) con un reddito lordo annuo di 15.000 euro, a condizione che le detrazioni da lavoro dipendente non superano l’imposta dovuta;
  • il bonus è riconosciuto in misura ridotta con un reddito complessivo annuo lordo di 28.000 euro, a condizione che la somma complessiva delle detrazioni non superi l’imposta lorda, quindi, sia incapiente fiscalmente.

Pertanto, il trattamento integrativo IRPEF è calcolato in base alle detrazioni complessive e la capienza fiscale. Quindi, se gli sgravi superano l’imposta lorda, non c’è spazio per il trattamento integrativo.

Come recuperarlo nel conguaglio

Il diritto all’erogazione del trattamento integrativo è legato al livello dell’imposta lorda residua dopo aver sottratto tute le detrazioni fiscali. Nello specifico, se le detrazioni fiscali (lavoro dipendente e carico familiare) riducono l’imposta lorda e in alcuni casi l’azzerano, il trattamento integrativo IRPEF non può essere erogato.

Il datore di lavoro effettua il calcolo del bonus di 100 euro in base ai redditi e le detrazioni disponibili, se dal calcolo non c’è capienza del trattamento, il datore di lavoro è legittimato a non concedere il beneficio in busta paga. Spesse volte il datore di lavoro rimanda la verifica al conguaglio di fine anno che può portare anche al rimborso del bonus percepito.

Se il lavoratore ha dubbi sul calcolo e sull’eventuale conguaglio a fine anno, può verificare la situazione reddituale e le detrazioni applicate con l’addetto paghe aziendali o anche con un consulente fiscale. È sempre possibile chiedere chiarimenti al datore di lavoro sul calcolo del trattamento integrativo.

Se si ha diritto al bonus di 100 euro, pari a 1.200 euro annui, e il datore di lavoro non lo ha concesso, è sempre possibile effettuare il conguaglio a fine anno nella dichiarazione 730. In questo caso si ottiene il rimborso della somma dovuta in busta paga o direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

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