Pensione 2025, anche il prossimo anno gli aventi diritto potranno lasciare il lavoro in anticipo a 62 anni: quali sono i requisiti necessari ed altre informazioni utili.
La bozza della Legge di Bilancio 2025 approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri non ha introdotto particolari novità per le pensioni. La prossima Manovra finanziaria sembrerebbe proprio che andrà a prorogare per un altro anno la cosiddetta Quota 103.
Una misura di anticipo pensionistico che consente ai lavoratori accedere alla pensione a 62 anni di età e 41 di contributi versati. Tuttavia non sempre questa opzione risulta essere particolarmente conveniente. Questo perché ai lavoratori che decidono di andare prima in pensione rispetto alla soglia di vecchiaia è richiesto in cambio un ‘piccolo’ sacrificio, che consiste nella riduzione dell’assegno mensile.
Ritorna la pensione a 62 anni nel 2025 ma non sempre conviene: tutte le informazioni utili
Come abbiamo anticipato poco fa, la Legge di Bilancio 2025 intende sostanzialmente prorogare per un altro anno Quota 103 nella forma attuale. La misura di anticipo pensionistico che permette di lasciare il lavoro a 62 anni di età e 41 di contributi. Non sempre, però, si tratta di una soluzione vantaggiosa per i lavoratori, i quali sono di fatto costretti ad accettare in cambio alcune significative penalizzazioni.
In primo luogo, questa misura comporta una decurtazione dell’assegno dovuta al calcolo dell’importo interamente con il sistema contributivo anche laddove ci siano degli anni maturati prima del 1996 per cui varrebbe il più conveniente sistema retributivo.
Inoltre, fin quando non si compiono 67 anni (età di maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia) chi esce con la Quota 103 percepisce un assegno che non può superare un importo pari a quattro volte il trattamento minimo INPS. Ciò significa nel 2024 2.247 euro lordi al mese. Nel 2025, ovviamente, l’importo cambierà in base alla rivalutazione delle pensioni legata all’inflazione, al momento non ancora ufficializzata.
Tutto questo implica che, se un pensionato al raggiungimento dei requisiti per Quota 103 ha già maturato un importo superiore alla suddetta soglia, fino al compimento dei 67 anni subirà un’ulteriore decurtazione sull’assegno pensionistico mensile. Successivamente, sarà invece versato il trattamento pieno, calcolato a seconda dei contributi effettivi.
Possiamo quindi concludere che l’accesso alla pensione con Quota 103 non è conveniente nel caso in cui si abbiano dei contributi versati prima del 1996 e qualora si sia già maturato un importo superiore a quattro volte il trattamento minimo INPS. In simili situazioni potrebbe essere più vantaggioso attendere la maturazione dei 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) per accedere alla pensione anticipata ordinaria.